Mio caro padrone domani ti sparo

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Descrizione

“Con l’assoluto intento di deridere l’azienda e le persone presenti in quel momento, firmava le lettere di contestazione con un nome falso: Ernesto Che Guevara… non avendo invece alcuna facoltà di sovvertire l’organizzazione aziendale ispirandosi a principi e personaggi rivoluzionari.” Basta solamente lo sfregio di un po’ di salutare sarcasmo per tornare a parlare di sovversione e rivoluzione? Per le aziende, ormai completamente assuefatte al lavoratore suddito, evidentemente sì. “Qua c’è la dittatura!” tuonò il malcapitato che, con troppa leggerezza, mostrò come il re fosse nudo e che mai avrebbe immaginato di essere la musa ispiratrice di un riottoso scribacchino. Le pagine di questo libro, a metà strada tra un peana e un lascito testamentario, vogliono raccontare come e perché si finisca, in maniera matta e disperatissima, a scioperare da soli. I padroni del vapore, i sinceri democratici e gli utili idioti – che con troppa foga e ossessiva impazienza hanno cercato per decenni di intonare il de profundis di un lutto che ancora non si riesce ad elaborare dell’“ei fu” classe operaia e delle sue lotte – con immensa letizia confinerebbero nelle riserve anche l’ultimo dei mohicani. A questi becchini della storia varrebbe però la pena domandare che cosa vi sia di più eterno del desiderio di giustizia inappagato, ma, risparmiandogli galantemente la fatica, questo romanzo spartachista a loro viene dedicato.

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“Con l’assoluto intento di deridere l’azienda e le persone presenti in quel momento, firmava le lettere di contestazione con un nome falso: Ernesto Che Guevara... non avendo invece alcuna facoltà di sovvertire l’organizzazione aziendale ispirandosi a principi e personaggi rivoluzionari.” Basta solamente lo sfregio di un po’ di salutare sarcasmo per tornare a parlare di sovversione e rivoluzione? Per le aziende, ormai completamente assuefatte al lavoratore suddito, evidentemente sì. “Qua c’è la dittatura!” tuonò il malcapitato che, con troppa leggerezza, mostrò come il re fosse nudo e che mai avrebbe immaginato di essere la musa ispiratrice di un riottoso scribacchino. Le pagine di questo libro, a metà strada tra un peana e un lascito testamentario, vogliono raccontare come e perché si finisca, in maniera matta e disperatissima, a scioperare da soli. I padroni del vapore, i sinceri democratici e gli utili idioti – che con troppa foga e ossessiva impazienza hanno cercato per decenni di intonare il de profundis di un lutto che ancora non si riesce ad elaborare dell’“ei fu” classe operaia e delle sue lotte – con immensa letizia confinerebbero nelle riserve anche l’ultimo dei mohicani. A questi becchini della storia varrebbe però la pena domandare che cosa vi sia di più eterno del desiderio di giustizia inappagato, ma, risparmiandogli galantemente la fatica, questo romanzo spartachista a loro viene dedicato.

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Autore: EAN/ISB:
Editore: Protezione:
Formati disponibili: epub Pagine versione cartacea:
Lingua: Estratto:

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