Teatri di famigliadi Luigi Onnis

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La parola e la scena in terapia familiare

Descrizione

Gli sviluppi recenti delle neuroscienze e un’epistemologia della costruzione della complessità hanno cooperato, su fronti diversi, a mettere ancor più in valore quello spostamento dalla dimensione intrapsichica alla scena relazionale familiare che caratterizza la psicoterapia sistemica. Tra i massimi teorici di questo indirizzo, Luigi Onnis espone qui gli esiti del suo lungo lavoro di ricerca clinica, aperta agli orientamenti che hanno conferito rilievo al linguaggio emozionale del corpo. Il dolore e il disagio che non trovano accesso alla parola possono infatti essere oggetto di rappresentazione in senso teatrale. Spazialità e corporeità diventano per Onnis elementi-chiave di una efficace drammaturgia della cura. All’interno dello spazio scenico la famiglia sofferente, abituata a «parlare» attraverso il sintomo del «paziente designato» – soprattutto se la malattia è psicosomatica –, riesce a esprimersi con sorprendente inventività proprio grazie al registro comunicativo analogico-metaforico, con cui il terapeuta è chiamato a entrare in sintonia. L’insieme di posture, gesti, fisionomie, reciproca vicinanza/distanza, gioco degli sguardi dà voce all’«inconscio familiare condiviso» inibito a livello verbale, lasciando finalmente affiorare vincoli difensivi di lealtà, sentimenti di dipendenza, alleanze transgenerazionali disfunzionali, timori di infrangere una pseudoarmonia: tutti i «miti di unità» e i «fantasmi di rottura» che ostacolano ogni trasformazione evolutiva. Dalle sequenze del «teatro di famiglia», vere narrazioni per immagini, l’intero mondo affettivo esce allo scoperto e trova le risorse per rimettere in moto il tempo che si era fermato.

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Gli sviluppi recenti delle neuroscienze e un’epistemologia della costruzione della complessità hanno cooperato, su fronti diversi, a mettere ancor più in valore quello spostamento dalla dimensione intrapsichica alla scena relazionale familiare che caratterizza la psicoterapia sistemica. Tra i massimi teorici di questo indirizzo, Luigi Onnis espone qui gli esiti del suo lungo lavoro di ricerca clinica, aperta agli orientamenti che hanno conferito rilievo al linguaggio emozionale del corpo. Il dolore e il disagio che non trovano accesso alla parola possono infatti essere oggetto di rappresentazione in senso teatrale. Spazialità e corporeità diventano per Onnis elementi-chiave di una efficace drammaturgia della cura. All’interno dello spazio scenico la famiglia sofferente, abituata a «parlare» attraverso il sintomo del «paziente designato» – soprattutto se la malattia è psicosomatica –, riesce a esprimersi con sorprendente inventività proprio grazie al registro comunicativo analogico-metaforico, con cui il terapeuta è chiamato a entrare in sintonia. L’insieme di posture, gesti, fisionomie, reciproca vicinanza/distanza, gioco degli sguardi dà voce all’«inconscio familiare condiviso» inibito a livello verbale, lasciando finalmente affiorare vincoli difensivi di lealtà, sentimenti di dipendenza, alleanze transgenerazionali disfunzionali, timori di infrangere una pseudoarmonia: tutti i «miti di unità» e i «fantasmi di rottura» che ostacolano ogni trasformazione evolutiva. Dalle sequenze del «teatro di famiglia», vere narrazioni per immagini, l’intero mondo affettivo esce allo scoperto e trova le risorse per rimettere in moto il tempo che si era fermato.

Informazioni aggiuntive

Autore: Luigi Onnis EAN/ISB: 9788833958453
Editore: Bollati Boringhieri Protezione: acs4 |
Formati disponibili: epub Pagine versione cartacea: 269
Lingua: it Estratto: Leggi

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Informazioni sull'autore

Luigi Onnis
Luigi Onnis (1944-2015), neuropsichiatra e psicoterapeuta familiare, è stato docente di Psichiatria, Psicologia clinica e Psicoterapia presso l’Università La Sapienza di Roma. Ha fondato le Scuole di psicoterapia a indirizzo sistemico-relazionale IEFCoS (Istituto Europeo di Formazione e Consulenza Sistemica) e IEFCOSTRE (Istituto Europeo di Formazione e Consulenza Sistemica e Terapia Relazionale), di cui è stato direttore didattico, e l’EFTA (European Family Therapy Association), di cui è stato presidente onorario. Ha fondato e diretto la rivista «Psicobiettivo». Tra i suoi ultimi libri, Il tempo sospeso. Anoressia e bulimia tra individuo, famiglia e società (2004). Per Bollati Boringhieri ha curato Legami che creano, legami che curano. Attaccamento: una teoria ponte per le psicoterapie (2010) e pubblicato Teatri di famiglia. La parola e la scena in terapia familiare (2017).

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