Storia della solitudinedi Aurelio Musi

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Da Aristotele ai social network

Descrizione

«Infinite sono le fonti per la storia della solitudine… fino a oggi per ricostruire e interpretare il rapporto tra solitudine e società di massa. Si può raccontare la solitudine attraverso gli epistolari (Poe, Nietzsche, Rilke, Keats, Van Gogh, Kafka, Dickinson), la letteratura, l’arte, la musica, il teatro, il cinema, la fotografia, il web, i social, i multimedia».

«O beata solitudo, o sola beatitudo!»: un poeta del XVI secolo esalta con questo verso il silenzio e l’isolamento di chi è in grado di mettere le ali e volare verso la solitudine: un ideale paradiso in terra. Ma la vita solitaria può essere anche una maledetta condizione negativa, anticamera della malinconia, della depressione, della follia: un inferno in terra. È un castigo degli dèi per il Prometeo di Eschilo, castigo ancor più doloroso per chi ha fatto dell’amichevole socievolezza umana la sua ragione di vita. Eroi granitici, ma destinati alla solitudine, sono quelli di Sofocle. Le tragedie di Euripide segnano poi il passaggio dalla solitudine dell’eroe alla solitudine della donna e dell’uomo. Anche la Roma antica parla ancora a noi contemporanei con i suoi personaggi storici e mitologici. Cicerone fugge dalla corruzione della politica, Seneca esalta la solitudine interiore, ma per Orazio e Tibullo essa significa spesso depressione, nevrosi, angoscia. Il Narciso delle Metamorfosi di Ovidio rappresenta la solitudine come smisurata passione di sè. La dialettica della solitudine fra il positivo e il negativo, tra il suo profilo fisiologico e quello patologico, beata e maledetta insieme, è alle radici dell’Occidente.
Questo libro ne ripercorre la storia, dalle sue rappresentazioni nell’Antichità alla società di massa contemporanea.
Incontriamo così il viandante, il pellegrino, l’eremita, il sopravvissuto, il folle, il prigioniero, l’intellettuale che sceglie la pace e la solitudine per i suoi studi, il cavaliere solitario don Chisciotte, fino all’anoressico e al bulimico, al ludopatico, al tossicodipendente, al «lupo solitario» capace di gesti estremi.

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«Infinite sono le fonti per la storia della solitudine… fino a oggi per ricostruire e interpretare il rapporto tra solitudine e società di massa. Si può raccontare la solitudine attraverso gli epistolari (Poe, Nietzsche, Rilke, Keats, Van Gogh, Kafka, Dickinson), la letteratura, l’arte, la musica, il teatro, il cinema, la fotografia, il web, i social, i multimedia». «O beata solitudo, o sola beatitudo!»: un poeta del XVI secolo esalta con questo verso il silenzio e l’isolamento di chi è in grado di mettere le ali e volare verso la solitudine: un ideale paradiso in terra. Ma la vita solitaria può essere anche una maledetta condizione negativa, anticamera della malinconia, della depressione, della follia: un inferno in terra. È un castigo degli dèi per il Prometeo di Eschilo, castigo ancor più doloroso per chi ha fatto dell’amichevole socievolezza umana la sua ragione di vita. Eroi granitici, ma destinati alla solitudine, sono quelli di Sofocle. Le tragedie di Euripide segnano poi il passaggio dalla solitudine dell’eroe alla solitudine della donna e dell’uomo. Anche la Roma antica parla ancora a noi contemporanei con i suoi personaggi storici e mitologici. Cicerone fugge dalla corruzione della politica, Seneca esalta la solitudine interiore, ma per Orazio e Tibullo essa significa spesso depressione, nevrosi, angoscia. Il Narciso delle Metamorfosi di Ovidio rappresenta la solitudine come smisurata passione di sè. La dialettica della solitudine fra il positivo e il negativo, tra il suo profilo fisiologico e quello patologico, beata e maledetta insieme, è alle radici dell’Occidente. Questo libro ne ripercorre la storia, dalle sue rappresentazioni nell’Antichità alla società di massa contemporanea. Incontriamo così il viandante, il pellegrino, l’eremita, il sopravvissuto, il folle, il prigioniero, l’intellettuale che sceglie la pace e la solitudine per i suoi studi, il cavaliere solitario don Chisciotte, fino all’anoressico e al bulimico, al ludopatico, al tossicodipendente, al «lupo solitario» capace di gesti estremi.

Informazioni aggiuntive

Autore: Aurelio Musi EAN/ISB:
Editore: Neri Pozza Protezione: none | acs4 |
Formati disponibili: epub Pagine versione cartacea:
Lingua: it Estratto: Leggi

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Informazioni sull'autore

Aurelio Musi
Aurelio Musi, storico, giornalista, ufficiale al merito della Repubblica, membro di varie Accademie, ha insegnato all’Università degli Studi di Salerno e in atenei americani. Tra i suoi volumi piú recenti: L’impero dei viceré (Il Mulino 2013), Il Regno di Napoli (Morcelliana 2015), Filippo IV (Salerno Editrice 2021), Mezzogiorno moderno. Dai viceregni spagnoli alla fine delle Due Sicilie (Salerno Editrice 2022), La grande illusione. Trent’anni dopo Tangentopoli (Biblion 2022). Presso Neri Pozza sono apparsi Storia della solitudine. Da Aristotele ai social network (2021) e Maria Sofia. L’ultima regina del Sud (2022).

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