L’emersione dell’«emptio» consensuale e le «leges venditionis» di Catonedi Mariateresa Carbone

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Descrizione

Il presunto riconoscimento dell’emptio-venditio intorno al III secolo a.C. comporta la necessità di ipotizzare come venisse soddisfatta in precedenza l’esigenza, sicuramente esistente, dello scambio tra cosa e prezzo. Il ricorso alla mancipatio o alla doppia traditio, per lo scambio contestuale, o alla stipulatio, per l’accreditamento delle prestazioni, non risulta né attestato né del tutto idoneo alla realizzazione dello scopo della vendita. L’evoluzione dell’emptio dalla iurisdictio peregrina non ne giustifica le caratteristiche tipicamente romane e comunque estranee agli altri ordinamenti dell’area mediterranea, e si scontra pure con l’assenza di tracce dell’origine ex iurisdictione peregrina o anche soltanto onoraria delle rispettive actiones, nonché della loro conseguente «recezione civilistica». L’analisi dei primi contratti di vendita contenuti nel De agricultura di Catone dimostra la piena vigenza inter cives dell’emptio consensuale a efficacia obbligatoria a cavallo tra III e II secolo a.C. e, soprattutto, evidenzia il ricorso alla predisposizione di strumenti determinativi e liquidatori delle pretese nascenti dalle fattispecie contrattuali. La loro previsione rende plausibile supporre la disponibilità nella procedura arcaica di un’actio idonea a tutelare l’accordo di vendita e di conseguenza apre una prospettiva di ricerca forse in grado di superare le criticità cui va incontro la ricostruzione tradizionale sulle origini dell’emptio.

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Il presunto riconoscimento dell’emptio-venditio intorno al III secolo a.C. comporta la necessità di ipotizzare come venisse soddisfatta in precedenza l’esigenza, sicuramente esistente, dello scambio tra cosa e prezzo. Il ricorso alla mancipatio o alla doppia traditio, per lo scambio contestuale, o alla stipulatio, per l’accreditamento delle prestazioni, non risulta né attestato né del tutto idoneo alla realizzazione dello scopo della vendita. L’evoluzione dell’emptio dalla iurisdictio peregrina non ne giustifica le caratteristiche tipicamente romane e comunque estranee agli altri ordinamenti dell’area mediterranea, e si scontra pure con l’assenza di tracce dell’origine ex iurisdictione peregrina o anche soltanto onoraria delle rispettive actiones, nonché della loro conseguente «recezione civilistica». L’analisi dei primi contratti di vendita contenuti nel De agricultura di Catone dimostra la piena vigenza inter cives dell’emptio consensuale a efficacia obbligatoria a cavallo tra III e II secolo a.C. e, soprattutto, evidenzia il ricorso alla predisposizione di strumenti determinativi e liquidatori delle pretese nascenti dalle fattispecie contrattuali. La loro previsione rende plausibile supporre la disponibilità nella procedura arcaica di un’actio idonea a tutelare l’accordo di vendita e di conseguenza apre una prospettiva di ricerca forse in grado di superare le criticità cui va incontro la ricostruzione tradizionale sulle origini dell’emptio.

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Autore: Mariateresa Carbone EAN/ISB: 9788879168397
Editore: LED Edizioni Universitarie Protezione: none | acs4 |
Formati disponibili: paper, pdf Pagine versione cartacea: 152
Lingua: it Estratto: Leggi

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Informazioni sull'autore

Mariateresa Carbone
Mariateresa Carbone è ricercatore confermato presso l’Università degli Studi Magna Græcia di Catanzaro, dove insegna Diritto romano ed Epigrafia e Papirologia giuridica. Ha partecipato a diversi progetti di ricerca di rilevanza nazionale. È componente del Comitato Scientifico del Laboratorio giuridico di Epigrafia, Papirologia e Codicologia. È autrice di una monografia sulla satisdatio tutoris e di vari articoli riguardanti tematiche di diritto privato romano, e, in particolare, la compravendita nei formulari varroniani, la tutela della madre, il fedecommesso.

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