L’alleanza inevitabiledi Vittorio Emanuele Parsi

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Europa e Stati Uniti oltre l’Iraq

Descrizione

La crisi del rapporto euratlantico e l’escalation unilateralista degli Stati Uniti sono stati aperti da una guerra in Medio Oriente (Iraq, marzo 2003); ancora una guerra mediorientale (Libano, luglio 2006) sembra sancire sia il riavvicinamento transatlantico, sia il rilancio di un “multilateralismo efficace”. Sarebbe superficiale ribaltare oggi la lettura del quadro politico internazionale rispetto a come si presentava nel 2003. Gli Stati Uniti restano la sola superpotenza globale in un sistema politico internazionale unipolare. Dopo aver fallito tanti altri “appuntamenti con la storia”, ed essere rimasta sino all’ultimo divisa sul da farsi, l’Europa ha accettato la rischiosa opportunità di intervento in Libano. La questione irachena rimane oggi più aperta che mai, mentre sul futuro di quel paese si allungano sempre più sinistre le ombre di un infinito dopoguerra. E sarebbe difficile negare che, anche in conseguenza dell’insuccesso in Iraq, la seconda amministrazione Bush ha riscoperto i vantaggi della cooperazione con gli alleati europei e dell’appropriato ricorso alle istituzioni internazionali; mentre gli europei hanno riposto i toni più aspri e strumentali della polemica antiamericana, e ricominciato a pensare all’ONU come a qualcosa di diverso e più utile di uno strumento per inchiodare al suolo il gigante americano. È da vedere se e quanto gli europei, dopo aver reclamato a gran voce un ruolo maggiore, saranno capaci di sopportarne il peso. Ma che l’Europa, a quasi vent’anni dal suo fallimento politico di fronte alla dissoluzione violenta dell’ex Iugoslavia, abbia imparato la lezione e sia decisa ad assumersi le proprie responsabilità internazionali è oggi forse qualcosa di più di una scelta obbligata: una speranza che, come europei, non possiamo non coltivare.

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La crisi del rapporto euratlantico e l’escalation unilateralista degli Stati Uniti sono stati aperti da una guerra in Medio Oriente (Iraq, marzo 2003); ancora una guerra mediorientale (Libano, luglio 2006) sembra sancire sia il riavvicinamento transatlantico, sia il rilancio di un “multilateralismo efficace”. Sarebbe superficiale ribaltare oggi la lettura del quadro politico internazionale rispetto a come si presentava nel 2003. Gli Stati Uniti restano la sola superpotenza globale in un sistema politico internazionale unipolare. Dopo aver fallito tanti altri “appuntamenti con la storia”, ed essere rimasta sino all’ultimo divisa sul da farsi, l’Europa ha accettato la rischiosa opportunità di intervento in Libano. La questione irachena rimane oggi più aperta che mai, mentre sul futuro di quel paese si allungano sempre più sinistre le ombre di un infinito dopoguerra. E sarebbe difficile negare che, anche in conseguenza dell’insuccesso in Iraq, la seconda amministrazione Bush ha riscoperto i vantaggi della cooperazione con gli alleati europei e dell’appropriato ricorso alle istituzioni internazionali; mentre gli europei hanno riposto i toni più aspri e strumentali della polemica antiamericana, e ricominciato a pensare all’ONU come a qualcosa di diverso e più utile di uno strumento per inchiodare al suolo il gigante americano. È da vedere se e quanto gli europei, dopo aver reclamato a gran voce un ruolo maggiore, saranno capaci di sopportarne il peso. Ma che l’Europa, a quasi vent’anni dal suo fallimento politico di fronte alla dissoluzione violenta dell’ex Iugoslavia, abbia imparato la lezione e sia decisa ad assumersi le proprie responsabilità internazionali è oggi forse qualcosa di più di una scelta obbligata: una speranza che, come europei, non possiamo non coltivare.

Informazioni aggiuntive

Autore: Vittorio Emanuele Parsi EAN/ISB: 9788883500886
Editore: Egea Protezione: acs4 |
Formati disponibili: epub Pagine versione cartacea: 324
Lingua: it Estratto: Leggi

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Informazioni sull'autore

Vittorio Emanuele Parsi
Vittorio Emanuele Parsi è professore straordinario di Relazioni Internazionali nell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e professore a contratto nell’Università della Svizzera Italiana di Lugano. Dal 1998 è editorialista di politica internazionale del quotidiano Avvenire e dal 2002 è consulente della trasmissione televisiva «L’infedele» (La 7).

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