La letteratura inglese e la tradizione latinadi Gilbert Keith Chesterton

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“Se avessi stampato queste parole in un giornale, le avrei probabilmente intestate così: ‘Gli inglesi sono dei barbari?’ Perché quello che io vorrei premetter qui, molto chiaramente è questa tesi: primo che gli inglesi non sono barbari, che la divisione fra l’Inghilterra e l’Europa è stata esagerata enormemente. Qualche volta, lo ammetto, è stata esagerata dagli inglesi. Ma è accaduto perché molto recentemente l’Inghilterra è stata dominata non soltanto da inglesi che ignoravano l’Europa, ma anche in modo particolare da inglesi che ignoravano l’Inghilterra”. In un discorso pronunciato a Firenze, nel Salone dei Duecento in Palazzo Vecchio il 14 maggio 1935, Chesterton espone gli argomenti e i fatti a favore di un’Inghilterra europea (“gli inglesi moderni possono essere ed hanno ora tutta l’intenzione di essere dei buoni europei”) e soprattutto la condanna dell’antisemitismo tedesco. Lo scrittore non si era mai sottratto dal giudicare le questioni internazionali, neppure le più scottanti, e in questo caso l’occasione gli era stata offerta dal III ciclo delle “Settimane di Cultura”, una manifestazione alla quale, nei mesi di aprile e maggio di quell’anno, avevano partecipato anche Luigi Pirandello, Lajos Zilahy, Henry Bordeaux, Hermann Kayserling, Guy de Pourtalès e Gimenez y Caballero. Il testo di quell’intervento era poi stato pubblicato nel Supplemento a “L’Illustrazione Toscana”, 13 (1935) 5, pp. 1-4. “L’antico influsso della civiltà mediterranea ha permeato profondamente la Britannia fin da principio”, sostiene Chesterton. “Sicché davvero era quasi impossibile estirpare dall’Inghilterra la cultura latina come estirparla dall’Italia. Supponiamo che qualcuno tentasse di persuadere gli italiani che il loro retaggio è dovuto soltanto ai mercenari germanici, ai turisti inglesi, o ai giramondo americani”.

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“Se avessi stampato queste parole in un giornale, le avrei probabilmente intestate così: ‘Gli inglesi sono dei barbari?’ Perché quello che io vorrei premetter qui, molto chiaramente è questa tesi: primo che gli inglesi non sono barbari, che la divisione fra l’Inghilterra e l’Europa è stata esagerata enormemente. Qualche volta, lo ammetto, è stata esagerata dagli inglesi. Ma è accaduto perché molto recentemente l’Inghilterra è stata dominata non soltanto da inglesi che ignoravano l'Europa, ma anche in modo particolare da inglesi che ignoravano l'Inghilterra”. In un discorso pronunciato a Firenze, nel Salone dei Duecento in Palazzo Vecchio il 14 maggio 1935, Chesterton espone gli argomenti e i fatti a favore di un’Inghilterra europea (“gli inglesi moderni possono essere ed hanno ora tutta l'intenzione di essere dei buoni europei”) e soprattutto la condanna dell’antisemitismo tedesco. Lo scrittore non si era mai sottratto dal giudicare le questioni internazionali, neppure le più scottanti, e in questo caso l'occasione gli era stata offerta dal III ciclo delle “Settimane di Cultura”, una manifestazione alla quale, nei mesi di aprile e maggio di quell'anno, avevano partecipato anche Luigi Pirandello, Lajos Zilahy, Henry Bordeaux, Hermann Kayserling, Guy de Pourtalès e Gimenez y Caballero. Il testo di quell'intervento era poi stato pubblicato nel Supplemento a “L’Illustrazione Toscana”, 13 (1935) 5, pp. 1-4. “L’antico influsso della civiltà mediterranea ha permeato profondamente la Britannia fin da principio”, sostiene Chesterton. “Sicché davvero era quasi impossibile estirpare dall’Inghilterra la cultura latina come estirparla dall’Italia. Supponiamo che qualcuno tentasse di persuadere gli italiani che il loro retaggio è dovuto soltanto ai mercenari germanici, ai turisti inglesi, o ai giramondo americani”.

Informazioni aggiuntive

Autore: Gilbert Keith Chesterton EAN/ISB:
Editore: Marietti 1820 Protezione: watermark |
Formati disponibili: epub Pagine versione cartacea: 18
Lingua: it Estratto: Leggi

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Informazioni sull'autore

Gilbert Keith Chesterton
Gilbert Keith Chesterton (1874-1936), scrittore e giornalista britannico, scrisse oltre cento libri e circa duecento racconti, tra cui la popolare serie con Padre Brown. L'amicizia con il sacerdote irlandese John O'Connor, che gli aveva ispirato la figura del prete-poliziotto perennemente in cerca di anime da salvare, lo aveva portato a lasciare l'anglicanesimo per convertirsi al cattolicesimo.

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