I palazzi del papadi Maria Teresa Gigliozzi

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Architettura e ideologia: Il Duecento

Descrizione

Tra il 1198 e il 1304 la curia pontificia fu assente da Roma per circa il 60 per cento del tempo. I motivi di questa mobilità erano vari: sfuggire ai fastidi del clima estivo dell’Urbe, rafforzare l’autorità temporale nelle città dello Stato della Chiesa, schivare spinosi contrasti politici con le potenti famiglie romane. Il fenomeno non era sconosciuto in precedenza, ma nel corso del Duecento diventò sistematico, e risale alla metà del secolo la formula ubi papa ibi Roma: ovunque si trovi fisicamente il papa, lì è la sede apostolica. Il trasferimento della corte papale coinvolgeva centinaia di persone – cardinali, stretti collaboratori del pontefice, organi dell’amministrazione centrale, addetti agli uffici economici – e comportava la necessità di reperire spazi adeguati a ospitare un seguito di tali dimensioni e complessità.
Partendo da questa consuetudine, il libro studia l’architettura dei palazzi papali duecenteschi, ossia degli edifici costruiti appositamente per il pontefice (e non occasionalmente messi a sua disposizione per un soggiorno) secondo il principale significato che nel Medioevo era attribuito al termine palatium: sede dell’autorità sovrana dotata di carattere di rappresentanza e quindi, dal punto di vista architettonico, espressione visiva del potere in essa ospitato.
La ricerca analizza i complessi romani del Laterano e quello del Vaticano, la cui costruzione iniziò nel primo Duecento per volontà di Innocenzo III, e si indirizza poi sui palazzi costruiti extra Urbem. Furono almeno diciannove i comuni interessati dagli spostamenti duecenteschi, scelti soprattutto in base alle condizioni vantaggiose che vi si potevano trovare: la facilità di approvvigionamento, il clima favorevole e, non ultima, la posizione strategica. Ma sono Viterbo, Anagni, Orvieto, Perugia e Rieti quelli in cui il soggiorno fu più lungo e proprio qui (con l’eccezione di Perugia) è presente un palazzo papale. Il libro offre un lavoro di sintesi su questi edifici – finora studiati solo in opere monografiche o specialistiche – esaminandone le vicende costruttive, l’organizzazione spaziale e funzionale, le trasformazioni e i restauri di epoca successiva.

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Tra il 1198 e il 1304 la curia pontificia fu assente da Roma per circa il 60 per cento del tempo. I motivi di questa mobilità erano vari: sfuggire ai fastidi del clima estivo dell’Urbe, rafforzare l’autorità temporale nelle città dello Stato della Chiesa, schivare spinosi contrasti politici con le potenti famiglie romane. Il fenomeno non era sconosciuto in precedenza, ma nel corso del Duecento diventò sistematico, e risale alla metà del secolo la formula ubi papa ibi Roma: ovunque si trovi fisicamente il papa, lì è la sede apostolica. Il trasferimento della corte papale coinvolgeva centinaia di persone – cardinali, stretti collaboratori del pontefice, organi dell’amministrazione centrale, addetti agli uffici economici – e comportava la necessità di reperire spazi adeguati a ospitare un seguito di tali dimensioni e complessità. Partendo da questa consuetudine, il libro studia l’architettura dei palazzi papali duecenteschi, ossia degli edifici costruiti appositamente per il pontefice (e non occasionalmente messi a sua disposizione per un soggiorno) secondo il principale significato che nel Medioevo era attribuito al termine palatium: sede dell’autorità sovrana dotata di carattere di rappresentanza e quindi, dal punto di vista architettonico, espressione visiva del potere in essa ospitato. La ricerca analizza i complessi romani del Laterano e quello del Vaticano, la cui costruzione iniziò nel primo Duecento per volontà di Innocenzo III, e si indirizza poi sui palazzi costruiti extra Urbem. Furono almeno diciannove i comuni interessati dagli spostamenti duecenteschi, scelti soprattutto in base alle condizioni vantaggiose che vi si potevano trovare: la facilità di approvvigionamento, il clima favorevole e, non ultima, la posizione strategica. Ma sono Viterbo, Anagni, Orvieto, Perugia e Rieti quelli in cui il soggiorno fu più lungo e proprio qui (con l’eccezione di Perugia) è presente un palazzo papale. Il libro offre un lavoro di sintesi su questi edifici – finora studiati solo in opere monografiche o specialistiche – esaminandone le vicende costruttive, l’organizzazione spaziale e funzionale, le trasformazioni e i restauri di epoca successiva.

Informazioni aggiuntive

Autore: Maria Teresa Gigliozzi EAN/ISB: 9788883340673
Editore: Viella Libreria Editrice Protezione: acs4 | none |
Formati disponibili: pdf Pagine versione cartacea: 281
Lingua: it Estratto: Leggi

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Informazioni sull'autore

Maria Teresa Gigliozzi
Maria Teresa Gigliozzi è docente di Storia dell'Arte Medievale presso l'Università di Roma "La Sapienza" e la Pontificia Università Gregoriana. I suoi studi si svolgono nel campo della storia dell'arte medievale e le sue ricerche e pubblicazioni si sono indirizzate in particolare all'architettura romanica e gotica. Collabora con varie Soprintendenze, Enti di ricerca, con il Ministero dei Beni Culturali e con l'Enciclopedia Italiana Treccani.

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