Diritti umani, speranza e delusionidi José Tomás Martín de Agar

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Descrizione

A partire dalla seconda metà del secolo scorso, il tramonto della stagione degli opposti totalitarismi ha visto il crescente affermarsi dei diritti umani come linguaggio universale e comune fondamento etico delle relazioni internazionali. Questo processo di affermazione è culminato nella Dichiarazione Universale del 1948. Come affermava Benedetto XVI nel suo Discorso alle Nazioni Unite del 2008, questi diritti «sono basati sulla legge naturale iscritta nel cuore dell’uomo e presente nelle diverse culture e civiltà. Rimuovere i diritti umani da questo contesto significherebbe restringere il loro ambito» e mettere in discussione la loro universalità che «verrebbe negata in nome di contesti culturali, politici, sociali e persino religiosi differenti».
Al giorno d’oggi quasi ogni rivendicazione sociale, etnica o tecnica è qualificata in termini di diritto fondamentale e viene invocata come diritto umano. Ne sono esempio i “diritti riproduttivi” e il “diritto a non nascere”, ormai universalmente e mediaticamente sostenuti.
Si tratta di istanze che hanno una radice profondamente ideologica, indebitamente affermate come diritto fondamentale e che finiscono per mettere in discussione l’universalità stessa dei diritti umani. Siffatta universalità, invece, non può che fondarsi sul rispetto e sulla salvaguardia della dignità fondamentale della persona umana e delle sue convinzioni prima, durante e dopo la sua vita. Il recupero della dignità dei diritti non potrà quindi che venire da un libero confronto di idee e di esperienze, uniche in grado di rendere veramente umani questi diritti. Su questo tema della speranza riposta nei diritti fondamentali dell’uomo e sulla delusione derivante dalla loro ideologizzazione, la Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università della Santa Croce, il 21 novembre del 2013, ha organizzato una Giornata di Studio, i cui Atti pubblichiamo in questo volume.

Hanno contribuito a questo volume con i loro scritti: Cardinal Giuseppe Betori, Carlo Cardia, Vincenzo Buonomo, José Tomás Martín de Agar e Giuseppe Dalla Torre.

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A partire dalla seconda metà del secolo scorso, il tramonto della stagione degli opposti totalitarismi ha visto il crescente affermarsi dei diritti umani come linguaggio universale e comune fondamento etico delle relazioni internazionali. Questo processo di affermazione è culminato nella Dichiarazione Universale del 1948. Come affermava Benedetto XVI nel suo Discorso alle Nazioni Unite del 2008, questi diritti «sono basati sulla legge naturale iscritta nel cuore dell’uomo e presente nelle diverse culture e civiltà. Rimuovere i diritti umani da questo contesto significherebbe restringere il loro ambito» e mettere in discussione la loro universalità che «verrebbe negata in nome di contesti culturali, politici, sociali e persino religiosi differenti». Al giorno d’oggi quasi ogni rivendicazione sociale, etnica o tecnica è qualificata in termini di diritto fondamentale e viene invocata come diritto umano. Ne sono esempio i “diritti riproduttivi” e il “diritto a non nascere”, ormai universalmente e mediaticamente sostenuti. Si tratta di istanze che hanno una radice profondamente ideologica, indebitamente affermate come diritto fondamentale e che finiscono per mettere in discussione l’universalità stessa dei diritti umani. Siffatta universalità, invece, non può che fondarsi sul rispetto e sulla salvaguardia della dignità fondamentale della persona umana e delle sue convinzioni prima, durante e dopo la sua vita. Il recupero della dignità dei diritti non potrà quindi che venire da un libero confronto di idee e di esperienze, uniche in grado di rendere veramente umani questi diritti. Su questo tema della speranza riposta nei diritti fondamentali dell’uomo e sulla delusione derivante dalla loro ideologizzazione, la Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università della Santa Croce, il 21 novembre del 2013, ha organizzato una Giornata di Studio, i cui Atti pubblichiamo in questo volume. Hanno contribuito a questo volume con i loro scritti: Cardinal Giuseppe Betori, Carlo Cardia, Vincenzo Buonomo, José Tomás Martín de Agar e Giuseppe Dalla Torre.

Informazioni aggiuntive

Autore: José Tomás Martín de Agar EAN/ISB:
Editore: EDUSC Protezione: acs4 |
Formati disponibili: epub, pdf Pagine versione cartacea: 107
Lingua: it Estratto: Leggi

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Informazioni sull'autore

José Tomás Martín de Agar
José T. Martín de Agar è Professore ordinario di Diritto ecclesiastico dello Stato e di Diritti umani presso la Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università della Santa Croce. Collabora anche con diversi dicasteri della Curia romana ed è Giudice esterno del Tribunale di Appello presso il Vicariato di Roma. Oltre a numerosi articoli su riviste specialistiche, tra le sue pubblicazioni ricordiamo: El matrimonio canónico en el Derecho civil español (1985), Legislazione delle Conferenze Episcopali complementare al C.I.C. (1990), Raccolta di concordati 1950- 1999 (2000), I Concordati del 2000 (2001),A Handbook on Canon Law (2007); I Concordati dal 2000 al 2009 (2010), Introducción al Derecho Canónico (2014), Diritti umani, speranze e delusioni (2015).

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