Cultura dell’acqua e progettazione paesisticadi Michele Ercolini

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Parlare di Cultura dell’acqua e progettazione paesistica significa, anzitutto, confrontarsi con la complessità dell’elemento “acqua”. Liquido incolore e insapore, origine dell’umanità, “oro blu” del pianeta, protagonista dinamico, camaleontico ed imprevedibile del territorio, componente del paesaggio in perenne trasformazione nei confini, nelle forme, mai eguale a se stesso, con valenze simboliche, rituali e metafisiche difficilmente eguagliabili. Parlare di Cultura dell’acqua e progettazione paesistica significa affrontare la questione della sostenibilità in termini ecologico-ambientali, economici, etici. Parlare di Cultura dell’acqua e progettazione paesistica significa porre l’accento sulle criticità e sull’emergenze. Emergenza a scala “globale”, vera e propria crisi planetaria che vede l’acqua tra due estremi: da una parte, l’acqua che fa paura perché manca, non c’è (siccità e desertificazione) e, all’opposto, l’acqua che fa paura in quanto calamità che distrugge, devasta, inonda (alluvioni). Emergenza alla scala del “quotidiano” da ricercarsi nella persistente offesa ai paesaggi d’acqua (dai fiumi, ai laghi, alle zone umide), al sempre più colorito e poco rispettoso lessico fatto di “indifferenza”, “emarginazione” e degrado. Parlare di Cultura dell’acqua e progettazione paesistica significa mettere in primo piano il patrimonio di memorie, valori, saperi ed identità, oggi sempre più a rischio estinzione e per questo da recuperare e salvaguardare. Parlare di Cultura dell’acqua e progettazione paesistica significa, infine, impegnarsi nella costruzione di una piattaforma comune di riferimenti conoscitivi e di opzioni strategiche, da cui far discendere indicazioni per la definizione di regole e di indirizzi (“sistema delle scelte”) in grado di soddisfare le diverse esigenze e le aspettative delle comunità locali, in accordo con i principi della sostenibilità, dello sviluppo e della qualità paesistica dei luoghi d’acqua.

Michele Ercolini (La Spezia, 1974), Architetto, Dottore di Ricerca in Progettazione paesistica, attualmente è Assegnista di ricerca (ICAR/15) presso il Dipartimento di Urbanistica e Pianificazione del Territorio dell’Università degli Studi di Firenze. Dal 2006 svolge attività didattica come Docente a contratto presso le Università degli Studi di Firenze, Perugia e Bologna. Ha promosso, organizzato e coordinato Seminari di studio e Convegni nazionali ed internazionali. Oltre all’attività didattica e di ricerca, dal 2001 ha intrapreso collaborazioni professionali con particolare riguardo agli interventi su aree sensibili, pianificazione paesistica, pianificazione delle aree protette, riqualificazione ambientale, pianificazione urbanistica, eccetera. Ha pubblicato libri, saggi e articoli su riviste specializzate.

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Parlare di Cultura dell'acqua e progettazione paesistica significa, anzitutto, confrontarsi con la complessità dell'elemento "acqua". Liquido incolore e insapore, origine dell'umanità, "oro blu" del pianeta, protagonista dinamico, camaleontico ed imprevedibile del territorio, componente del paesaggio in perenne trasformazione nei confini, nelle forme, mai eguale a se stesso, con valenze simboliche, rituali e metafisiche difficilmente eguagliabili. Parlare di Cultura dell'acqua e progettazione paesistica significa affrontare la questione della sostenibilità in termini ecologico-ambientali, economici, etici. Parlare di Cultura dell'acqua e progettazione paesistica significa porre l'accento sulle criticità e sull'emergenze. Emergenza a scala "globale", vera e propria crisi planetaria che vede l'acqua tra due estremi: da una parte, l'acqua che fa paura perché manca, non c'è (siccità e desertificazione) e, all'opposto, l'acqua che fa paura in quanto calamità che distrugge, devasta, inonda (alluvioni). Emergenza alla scala del "quotidiano" da ricercarsi nella persistente offesa ai paesaggi d'acqua (dai fiumi, ai laghi, alle zone umide), al sempre più colorito e poco rispettoso lessico fatto di "indifferenza", "emarginazione" e degrado. Parlare di Cultura dell'acqua e progettazione paesistica significa mettere in primo piano il patrimonio di memorie, valori, saperi ed identità, oggi sempre più a rischio estinzione e per questo da recuperare e salvaguardare. Parlare di Cultura dell'acqua e progettazione paesistica significa, infine, impegnarsi nella costruzione di una piattaforma comune di riferimenti conoscitivi e di opzioni strategiche, da cui far discendere indicazioni per la definizione di regole e di indirizzi ("sistema delle scelte") in grado di soddisfare le diverse esigenze e le aspettative delle comunità locali, in accordo con i principi della sostenibilità, dello sviluppo e della qualità paesistica dei luoghi d'acqua. Michele Ercolini (La Spezia, 1974), Architetto, Dottore di Ricerca in Progettazione paesistica, attualmente è Assegnista di ricerca (ICAR/15) presso il Dipartimento di Urbanistica e Pianificazione del Territorio dell'Università degli Studi di Firenze. Dal 2006 svolge attività didattica come Docente a contratto presso le Università degli Studi di Firenze, Perugia e Bologna. Ha promosso, organizzato e coordinato Seminari di studio e Convegni nazionali ed internazionali. Oltre all'attività didattica e di ricerca, dal 2001 ha intrapreso collaborazioni professionali con particolare riguardo agli interventi su aree sensibili, pianificazione paesistica, pianificazione delle aree protette, riqualificazione ambientale, pianificazione urbanistica, eccetera. Ha pubblicato libri, saggi e articoli su riviste specializzate.

Informazioni aggiuntive

Autore: Michele Ercolini EAN/ISB: 9788849218190
Editore: Gangemi Editore Protezione: acs4 |
Formati disponibili: epub, pdf Pagine versione cartacea: 130
Lingua: it Estratto: Leggi

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