Certe promesse d’amore
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Descrizione
La lettera che pone fine a “certe promesse d’amore” è di Dlilah Széchenyi, pallida e magra fanciulla ebrea di Trieste con la quale il protagonista Aldo, ebreo torinese, condivide i sentimenti e quel “supermercato di utopie” che è il dopoguerra.
Dopo la tragedia e l’orrore, pare aprirsi un mondo di possibilità infinite. Per un giovane ebreo c’è la scommessa del sionismo, di una patria per il popolo errante, Israele, dove immaginare una società nuova. Proprio il crollo di quegli ideali, il sionismo e il socialismo, sono in contrappunto con la parabola amorosa, il tema del libro, scritto con accuratezza musicale e risultato di un raro e severo filtraggio delle parole.
Nella casa di Trieste in cui il protagonista omonimo va ospite d’estate, fra bagni di mare e campeggi, discussioni e baci, giganteggia la figura del magrissimo padre di Dlilah, il medico Giula Széchenyi, ungherese di origini, triestino di adozione, antisionista. La sua malinconica figura, che arricchisce la migliore galleria dei “grandi padri” della letteratura europea, viene evidenziata dalla temeraria stima di sé, da un’arroganza ancor più frequente dell’ira, da un’immagine di terrificante profeta.
Informazioni aggiuntive
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Descrizione
La lettera che pone fine a "certe promesse d'amore" è di Dlilah Széchenyi, pallida e magra fanciulla ebrea di Trieste con la quale il protagonista Aldo, ebreo torinese, condivide i sentimenti e quel “supermercato di utopie” che è il dopoguerra.
Dopo la tragedia e l’orrore, pare aprirsi un mondo di possibilità infinite. Per un giovane ebreo c’è la scommessa del sionismo, di una patria per il popolo errante, Israele, dove immaginare una società nuova. Proprio il crollo di quegli ideali, il sionismo e il socialismo, sono in contrappunto con la parabola amorosa, il tema del libro, scritto con accuratezza musicale e risultato di un raro e severo filtraggio delle parole.
Nella casa di Trieste in cui il protagonista omonimo va ospite d’estate, fra bagni di mare e campeggi, discussioni e baci, giganteggia la figura del magrissimo padre di Dlilah, il medico Giula Széchenyi, ungherese di origini, triestino di adozione, antisionista. La sua malinconica figura, che arricchisce la migliore galleria dei “grandi padri” della letteratura europea, viene evidenziata dalla temeraria stima di sé, da un’arroganza ancor più frequente dell’ira, da un’immagine di terrificante profeta.
Informazioni aggiuntive
Autore: Aldo Zargani | EAN/ISB: |
Editore: Bibliotheka Edizioni | Protezione: watermark | |
Formati disponibili: epub | Pagine versione cartacea: |
Lingua: ita | Estratto: |
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Informazioni sull'autore
Aldo Zargani
Aldo Zargani (19332-2020), scrittore, ebreo sopravvissuto alla Shoah, dopo la guerra ha lavorato alla Rai.
Ha pubblicato Per violino solo, tradotto anche in tedesco, inglese e francese, Certe promesse d'amore (entrambi con il Mulino) e In bilico (Marsilio). Tre racconti inediti in italiano sono stati tradotti in Francia con il titolo L’odeur du lac.
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